martedì 15 gennaio 2019

Il favoloso Leopardi


All'esame orale di maturità, nel lontano 1998, a 200 anni precisi dalla sua nascita, dissi che secondo me Leopardi non era affatto un depresso come lo si era sempre dipinto, ma che al contrario, aveva in sé una grande gioia di vivere e il suo "Infinito" ne era la testimonianza. Le professoresse che mi esaminavano mi guardarono interdette, chiedendomi con sufficienza dove avevo letto quelle considerazioni. Come se una giovane diciottenne non potesse sviluppare autonomamente un pensiero su un poeta.

Vent'anni dopo, finalmente si comincia ad abbandonare lo stereotipo del Leopardi depresso (ora addirittura un'indagine di un medico lo conferma). Resta solo da curare quel male che ancora affligge taluni insegnanti, ovvero la sfiducia nella creatività e nella sensibilità degli studenti. Altrimenti detta invidia.


Con i miei alunni e alunne di terza stiamo studiando proprio Leopardi e abbiamo visto il film "Il giovane favoloso" di Mario Martone, con il bravissimo Elio Germano nei panni di Giacomo. Il film ci ha sicuramente aiutato a entrare di più nella vita di questo grande genio della letteratura italiana. 
A conoscere il suo desiderio di una vita più piena e stimolante rispetto a quella progettata per lui da suo padre (interessantissima la lettera al padre). A vivere i suoi tormenti e le sue difficoltà, in cui tutti - chi più chi meno- possiamo ritrovarci. 



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Sto per leggere inoltre il libro di Alessandro D'Avenia su Leopardi, dove l'autore mostra aspetti inediti del poeta recanatese e ci insegna che la sua poesia contiene insegnamenti nascosti che ci salvano la vita. Sicuramente leggerò in classe qualche passo particolarmente interessante tratto da questo romanzo. 


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